Avete mai visto qualcuno indossare un Mala? Sono bracciali sacri composti da un filo di grani realizzati con differenti materiali, che molti buddisti portano al collo o al polso sinistro. Solitamente vengono utilizzati durante le preghiere rituali di offerta (puja) e per tenere il conto delle ripetizioni dei mantra, durante la pratica di japa (dal sanscrito 'pronunciare a bassa voce' o 'ripetere internamente').
Rappresentano simbolicamente la compassione e favoriscono equilibrio, pace e consapevolezza.
Ogni Mala è composto da 108 grani più piccoli e di un grano più grande e pesante, detta pietra del Guru.
Quest'ultima ha lo scopo di segnalare la fine delle 108 ripetizioni e dare il via a un nuovo ciclo meditativo in senso contrario, che ha inizio ruotando il mala tra le mani. La sua caratteristica è quindi quella di non venire mai oltrepassata.
I grani di cui si compone il Mala possono essere di vari materiali, come ad esempio legno di sandalo, semi di Rudraksha o perle. A seconda della composizione, possono essere impiegati per compiere riti differenti.
Mala, 108 grani: un numero sacro e simbolico
Come detto poc'anzi, solitamente i grani dei Mala sono 108, un numero sacro per molteplici ragioni:
- E’ un multiplo del numero 9;
- Sommando i tre numeri che lo compongono 1+0+8 si ottiene di nuovo il numero 9;
- A sua volta il numero 9 è importante perché è 3 volte 3, il numero perfetto.
Inoltre il 108 simboleggia:
- La Creazione del Mondo;
- L'unione tra Shiva e Shakti;
- Gli stadi del cammino dell'anima;
- I vizi umani nel buddismo tibetano;
- L'alfabeto sanscrito che si compone di 54 lettere, per ognuna delle quali esiste maschile e femminile, Shiva e Shakti;
Il Mala affonda le sue radici nelle religioni buddista e Induista.
Mala: storia e origini
Mala è una parola in lingua sanscrita che significa 'ghirlanda'. Le prime collane sono comparse in India 3000 anni fa, poi sono state esportate sia in tutto l'Oriente e in Occidente. Tuttora vengono impiegate nella tradizione induista, nel buddismo, dal Tibet alla Thailandia, dalla Cina al Giappone, e nello Yoga.
Mala: lo sapevi che...
Diverse teorie sostengono che il rosario cristiano prenda origine proprio dai mala indiani. Passando dall'alfabeto sanscrito all'alfabeto latino e cambiando la 'a' breve di japa con la 'ā' lunga, si ottiene japā, che non significa più 'preghiera', ma 'rosa'. Japā-mālā diventa quindi 'corona di rose', tradotto successivamente in latino con Rosarium.
Come si usano i Mala per meditare
I Mala si usano nella meditazione per non perdere il conto dei mantra. Si tiene nella mano destra, vale anche per i mancini, passando i grani tra il pollice e il dito medio. Non vengono mai utilizzati l'indice, simbolo dell'ego, e il mignolo simbolo di pigrizia. Con una sola mano dunque si muove il Mala in senso orario, facendo attenzione a non toccare la pietra sacra numero 109. Questa serve appunto per indicare la fine di un giro di mantra.
La meditazione con i mantra è molto intensa e capace di restituire al corpo una forte energia. Del resto il mantra è un testo sacro scritto in sanscrito che favorisce lo stato meditativo.
Mala tradizionale: come sceglierlo
Come fare a scegliere un Mala? Oggigiorno sul mercato se ne trovano moltissimi, dai modelli tradizionali a quelli più contemporanei. Ad esempio ci sono Mala con grani in ametista, in legno di rosa, in turchese, ematite e molto altro ancora. Alcuni sono realizzate anche con pietre di maggior valore, come i Mala di lapislazzuli. Insomma, il fascino di questi bracciali sacri non tramonta mai, anzi si rinvigorisce!
Salve,
Leggo spesso che i mala possono essere utilizzati anche a ’mo di bracciali o collane (spero anche per uomini).
Ma non sarebbero troppo pesanti al braccio?
È molto interessante ciò che è la spiegazione, in questo caso del MALA ,semplici e chiare ,grazie .
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